Il mio cammino dei ribelli
130 km a piedi, 7 giorni in tenda tra i boschi. Da sola.
Come affrontare i miei limiti e paure in natura mi abbia resa una psicologa e coach migliore
– CoachTania –
Psicologa, Mental Green Coach, Esperta di crescita, carriera, e leadership sostenibile.
Questa è la storia di un cocktail stupefacente.
Dagli ingredienti imprevedibili anche per me: pomodori, sudore, cerotti e caffè. Saluti, sorrisi e qualche pregiudizio ben radicato. Storie e racconti di vita. Borghi fantasma, abbandonati, nel cuore dei boschi. Borghi che combattono per evitare lo spopolamento. Decisioni personali difficili. Esplorazione di limiti, e scoperta di incredibili capacità. Eco di passi sui sassi.
Panorami e fatica da scoppiare in lacrime di commozione, quando – dopo 9 ore di camminata ininterrotta – ho svoltato su un sentiero, la vegetazione si è diradata, e i colori della valle mi sono esplosi in faccia con una potenza da togliere il fiato. Questo era il secondo giorno, credo.
Partita Domenica 18 Agosto 2019 alle 5.00 da Milano. Non ho dormito nulla, per l’agitazione. Avrò preso tutto? Sarò veramente in grado? E se mi succedesse qualcosa?
Alle 6.30, dopo avere abbandonato in macchina fornelletto e parte dei viveri causa peso eccessivo, ho indossato i miei 16 kg di zainone. Impugnati saldamente i miei (mai usati prima) bastoncini, ho inviato a tutti il selfie d’ordinanza e mosso il primo passo da Arquata Scrivia cercando di decifrare le indicazioni del GPS.
18/08/19 h.6.30 – Arquata Scrivia, occhi che tradiscono l’agitazione
La prima donna a percorrere integralmente questo cammino. In tenda. Da sola. Suona un pò come un evento da tenere sott’occhio.
“Lei é la camminatrice, sta facendo 130 km da sola, dorme in tenda”…si davano di gomito le persone della valle. Quelle che già sapevano per merito dei social, o che commentavano le mie risposte alla domanda su dove stessi andando, sola e così carica.
Camminatrice.
Io “non sono” una camminatrice, pensavo.
Quanta potenza contiene il pensiero su “ciò che sono” e “ciò che non sono”? Se pensi di essere un camminatore è “normale” decidere di andare a camminare in montagna nel tuo tempo libero. È lecito. Comprensibile. Non va spiegato granché. Né a te né agli altri.
Ma se “non pensi di esserlo”, e neppure tu sai se ce la farai (o meglio, io sapevo che ce l’avrei fatta in qualche modo, solo non sapevo come), e non sai (o non vuoi) spiegare neppure perché vuoi provare a farlo a chi te lo chiede. Non sei preparata.
E se per giunta sei donna, magari mamma con una bimba piccola, e una qualche posizione professionale nella grande metropoli lombarda.. beh, devi pure avere una motivazione. Una seria.
Secondo qualcuno, tra quelli che che ho incontrato, “sono coraggiosa” (che a esser sincera, a volte mi è suonato più come “un po’ incosciente”).
Io “non sono” coraggiosa.
Semmai ho preso una decisione che qualcuno definirebbe coraggiosa, quando ho messo in discussione le convinzioni di cui sopra: quando ho deciso definitivamente di partire.
“Ma non hai paura”?
In effetti si.
Anche se rispondevo sempre con grande ostentata sicurezza un sonoro “e di che cosa”? Come se ammettere la mia paura significasse ammettere anche le loro incertezze, farle mie.
“Ma come, non hai sentito di quel francese che è morto dieci giorni fa”? “Ma non lo sai che in questi boschi ci sono lupi, tassi e cinghiali”? “E poi i telefoni non prendono”.
Beh…un po’ di ansia da disconnessione l’ho avuta, in effetti. Soprattutto per la paura di non riuscire a sentire frequentemente la mia bimba, o esserci prontamente in caso di necessità, come sempre è stato del resto, come tutti si sono sempre aspettati da me.
Poi…ho scoperto che il mondo va avanti ugualmente anche se io non sono sempre disponibile o pronta a intervenire.
Che scoperta. Che rivoluzione per me!
Va detto a onor del vero che una laurea in psicologia, e tutti questi anni di coaching mi abbiano istruita a puntino sul potere della mente. Solo che a volte anche noi coach ci incasiniamo. Non è forse la meravigliosa essenza dell’Essere Umano, questa?
Questa Val Borbera però mi ha regalato ben più di una scoperta. Tra le più significative:
1) I ragni dei boschi Emiliano/ Ligure/ Piemontesi governano le imprese edili più prolifiche del nord Italia e costruiscono ragnatele multi-strato resistentissime, sempre tra i 135 cm (il mio mento) e i 160 cm di altezza (la punta più alta del mio ribelle ciuffo di capelli).
2) Le chiese di montagna segnalano le mezz’ore con un sonoro rintocco, ma le campane suonano le ore con dovizia di particolari, al punto che aggiungono un doppio rintocco a distanza di due minuti (nel caso ci si fosse distratti) – anche di notte.
3) Se qualcuno si è preoccupato di lasciare delle istruzioni aggiuntive per i passaggi difficili del cammino, forse è perché vanno seguite. E se invece faccio di testa mia, è probabile che poi mi trovi a dover lanciare lo zaino da un’altura e farmela a ritroso lasciandomi scivolare sul didietro, poiché ho scalato la parete sbagliata. Posterei le foto dei lividi e lesioni risultanti, ma tutelo la sensibilità degli occhi innocenti, di chi non ne sentisse proprio la necessità.
4) Alcune chiese di montagna sollecitano i fedeli a intraprendere le attività della giornata suonando l’Ave Maria, alle sei del mattino. Ma il gallo se ne frega e comincia a cantare alle tre e mezza.
5) Lungo i miei 130 km di cammino ho attraversato più di 30 borghi e paesi, ma solo in due di questi, come oasi nel pieno del deserto, è stata rintracciabile una farmacia (seconda e terza tappa) – nel mio caso è stato provvidenziale far scorta di cerotti o saper razionare quelli disponibili. Eppure…la vera magia è che può capitare di entrare in due giornate diverse, nelle due diverse farmacie esistenti, e incontrare con grande stupore la stessa farmacista, che a quel punto comincia a prendersi seriamente a cuore le tue vesciche ai piedi…
6) Esistono un sacco di paesi in cui non esiste più neppure un bar…anche se con gentilezza, educazione e un pizzico di simpatia, un caffè in val Borbera lo rimedi comunque, perché “Signora, quelli dell’ARCI sono scesi in paese a fare la spesa, ma se si accontenta della mia moka…” ed é così che ho conosciuto storie e personaggi incredibili (grazie, tra le altre, alla signora Bruna di Macchello)!
7) Il rumore della corrente che scorre lungo i cavi dell’alta tensione é assordante, se incontro un pilone dopo 5 ore trascorse in solitaria sui sentieri.
8) Da sola posso fare qualsiasi cosa, anzi a volte devo proprio… ciononostante…avere qualcuno con cui condividere, che mi ama, crede in me e nei miei “folli” progetti, mi ha permesso di fare succedere le cose in un modo ancora più simile a come le volevo io!
Altrimenti detto: Tania cara, se perdi la tenda sui sentieri ma non vuoi mollare l’esperienza così come l’avevi pensata, ovvero senza ricollegarti in anticipo con la civiltà, può essere che una persona speciale vada a comprarti una tenda al volo e, partendo da Milano alle sette di sera, te la porti in qualche sperduto comune della Val Borbera!
9) Se in Val Borbera dico inavvertitamente a qualcuno che sono affamata (ma anche se non lo dico), in pochi istanti mi ritrovo inesorabilmente coccolata con qualche manciata di pomodori appena raccolti nell’orto. Ma nessuno ti farà mancare neppure acqua (grazie a un sacco di gente tra cui il signor Carlo di Croso), caffè (grazie a un sacco di gente tra cui la signora Celestina di Campassi e Carlo di Teo), crostate (mi hanno salvato tre mattine di colazioni sfortunate – grazie Ristorante Alpino di Cosola), mele, vino, pane e salame (immensamente Angela di Vegni, che merita qui di seguito menzione speciale, per la materna e provvidenziale accoglienza e supporto che mi ha regalato).
Eccola qui, Angela: questa donna è stata per me un rifugio, quel tipo di accoglienza che solo una mamma sa dare. Ma una mamma di quelle accoglienti per davvero. Di quelle che ti fanno sentire amata, a prescindere:
Dopo 26 km percorsi quel giorno (89 in totale, a quel punto), avevo appena scoperto di aver perso la tenda lungo i sentieri.
Mentirei se non ammettessi dapprima una sorta di panico, e poi il sincero sconforto che mi ha colta. Lei mi ha vista, ha domandato, mi ha accolta, supportata. Mi ha offerto la cena, un posto per riposare e lavarmi. Se non avessi trovato un’altra tenda per continuare, mi avrebbe accolta su un materasso in casa sua. Si è svegliata all’alba per non farmi ripartire a stomaco vuoto, allontanando i cinghialotti che pare si fossero affollati intorno alla mia nuova tenda (tra poco ti racconto!). E’ andata anche a raccogliermi dei pomodori nell’orto con la torcia, pur di lasciarmi qualcosa da portare via. Non dimenticherò mai questa donna. Una mamma, ma soprattutto una ribelle, a modo suo – il genere di persona che mi convince a continuare a credere nell’intima bontà degli esseri umani.
Ma riprendiamo il filo degli apprendimenti. Ero arrivata al numero 10.
10) Se faccio presente che da qualche giorno mi lavo solo nel fiume, qualcuno è anche disposto a offrirmi la doccia della sua camera in agriturismo (grazie al fantastico Adriano, ospite del Maggiociondolo di Dova) o mi mette gratuitamente a disposizione la sua struttura (Enrico & Seema @Parco Di Mongiardino) dove posso anche distendermi un po’ sulle amache o fare un percorso sensoriale a piedi scalzi che mi ricarica come una powerbank di ultima generazione!
11) Lungo tutto il cammino nella valle posso incontrare cerbiatti, cervi e famiglie di caprioli (da sprovveduta cittadina quale sono, non sono certa di avere identificato le specie correttamente, non me ne abbiate) semplicemente passeggiando per le strade principali. E così ho scoperto che anche il tenero scalpiccio di Bambi può farmi venire una fifa blu, se arriva senza preavviso!
12) Anche quando gambe e piedi mi dicono basta, posso attingere da una riserva di energie che può farmi percorrere almeno altri 50 km.. perché – con un pizzico di volontà ben orientata – mente e piedi possono portarmi ovunque!
13) Quando affronto un cammino con questo spirito, di giorno in giorno la lista di persone interessate a me, al mio benessere e alla mia avventura, (dunque da contattare per aggiornare sulle mie tappe e stato di salute), aumenta senza controllo!
14) Esiste un alberghetto, tra i monti, gestito da una coppia che non fa una vacanza dal giorno del matrimonio (19 anni fa), per dedicarsi interamente alla famiglia e alla cura di quel piccolo paradiso in pietra e legno che hanno ristrutturato con una disarmante fatica. Loro mi hanno aperto le porte della propria casa e della propria storia, di una vita che vivono con estrema fiducia rispetto al prossimo (meravigliosi Paola e Domi dell’albergo Alpi di Borassi).
15) Le donne sono capaci di tutto, ancora più se sono mamme (concedetemelo!). Grazie quindi Irene, per il tempo illuminante trascorso insieme, gli spunti, gli stimoli, e anche per la colazione! E oltre a coraggiose e ribelli esploratrici e amanti dei cammini, puoi trovare deliziose persone che amano libri e storie al punto da rincorrere in continuazione le previsioni del tempo, pur di mettere sempre i libri a disposizione di tutti (Grazie Susanna @ bookcrossing di Cabella – non mollare!).
16) Ci sono borghi minuscoli in cui qualche meraviglioso ribelle organizza ogni anno e con enorme impegno una corsa dei carretti, oramai conosciuta in tutta la valle (inarrestabile Carlo di Teo)!
17) Se porto con me una saponetta neutra, fiumi, torrenti e cascatelle d’acqua are the new (or the old) Whirlpool lavasciuga!
18) Può capitarmi, camminando da ore nel bosco, di imbattermi in una serie di borghi completamente abbandonati e totalmente immersi nella fitta vegetazione – borghi che mostrano magari ancora il passaggio dell’ultimo abitante, costretto a mollare nel 1961. E, nella suggestione generata dai suoni del bosco e dagli scricchiolii delle decine di casette fatiscenti, magari ne scovo inavvertitamente una che sembra parzialmente ristrutturata, direi quasi abitata considerato il sentiero di ingresso battuto…e anziché tirare un respiro di sollievo mi ri-coglie la fifa blu, e scappo via senza guardarmi indietro.
Lo so, non la mia foto migliore. Ma..siamo qui a dirci la verità, no?
19) Dopo una giornata di nebbia e tanta acqua improvvisa, salite spaccagambe affrontate con la sola compagnia della verde mascotte di Gardaland sul mio (troppo striminzito) poncho, freddo e timore di non farcela…
…può capitarmi di sbucare sul pianoro di arrivo della terza tappa, ed essere abbracciata dal calore di un unico raggio di sole che filtra in mezzo ad una densissima corte di nubi.
Chiamalo come ti pare: per me è stato un segno di benvenuto dolcissimo.
20) Esistono e resistono parroci guerrieri, profondi amanti della comunità e instancabili lavoratori, che hanno sempre un bicchiere di vino da offrire, e che ravioli! (Grazie Don Luciano, Enzo e il clan del @Maggiociondolo a Dova Superiore).
21) Anche se ho l’impressione che ce la stiamo dimenticando, la nostra storia è importante, e ci sono ancora segni tangibili del passaggio (e del sacrificio) di chi ci ha consentito di essere ciò che siamo oggi, e di avere la libertà che abbiamo.
22) Tutto questo è stato possibile perché un ragazzo di 29 anni, amante del suo territorio, ha lavorato duramente per creare questo cammino, ha studiato, progettato, ripulito parte dei sentieri, creato rete, e insieme alla sua famiglia sta facendo qualcosa di concreto per la sua terra.
Grazie Giacomo per questa incredibile opportunità!
23) In assoluto il più importante:
Tutti i miei “io sono” e “io non sono”, se non li metto MAI in discussione, rischiano di rappresentare solo un limite che mi convince di potere o non potere fare qualcosa senza neppure averci provato.
L’ARRIVO ad Arquata dopo i miei 130 km in 7 giorni
Questo è stato un viaggio alla scoperta non solo di una valle unica e meravigliosa e della sua gente, a due passi da Milano, ma anche delle mie risorse e, perché no, dei miei limiti.
Chiedo tolleranza a tutti i nomi smarriti, agli incontri non riportati. La memoria già vacilla su alcuni dettagli, rientrata nella “normalità” da qualche tempo. Tornerò prestissimo in questa valle, alla quale per questo mi sentirò per sempre legata. Ci porterò la mia bimba, e chissà che in futuro…
Ho postato tutte le foto possibili, perché il mondo deve conoscere questa terra selvaggia e stupenda.
Qui anche il video di un piccolo passaggio del cammino: il guado, in uno scorcio di paradiso!
Grazie Val Borbera!
Ndr – se questa storia ti ha ispiratə, ma qualcosa ancora ti blocca, se ti è venuta voglia di abbracciare un istinto ma senti delle resistenze…contattami!
E se invece hai voglia di intraprendere anche tu questo FAVOLOSO cammino…trovi tutti i dettagli qui! (Se hai domande, dubbi o curiosità…scrivimi pure. Sarò felice di offrirti tutti i suggerimenti che stai crcando)!
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